400 mila km² di terre inondate dalle dighe

venerdì 21 marzo 2008 → 12:13 in Bio e oltre

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In tutto il mondo ci sono più di 45 mila dighe. Per la loro costruzione si sono inondati più di 400 mila chilometri quadrati di terre. Nonostante tutti gli effetti negativi causati da questa pratica sull’ambiente e sulle popolazioni che ci vivono intorno, i governi continuano a realizzarle.

Il 14 marzo si è celebrata la Giornata Internazionale dell’Azione contro le Dighe ed in difesa dei Fiumi, dell’Acqua e della Vita, con la partecipazione di migliaia di comunità che vogliono porre fine ai progetti. Le organizzazioni indigene e contadine del nord amazzonico della Bolivia hanno presentato, lo scorso 7 dicembre, un sollecito di misure cautelari alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani, contro la costruzione delle dighe brasiliane Jirau e Santo Antonio, previste lungo il corso di un fiume che passa anche in Bolivia.
Le dighe causeranno seri impatti sul territorio, la vita e la cultura. Sono un “attentato imminente da parte del governo del presidente Ignacio Lula da Silva, ai diritti e alle libertà proclamati negli strumenti internazionali di protezione dei diritti umani”.
Il Movimento delle Vittime delle Dighe del Brasile (MAB), ha sottoscritto la petizione boliviana, e ha chiesto al proprio governo di bloccare la distruzione dell’Amazzonia e di difendere la vita dei suoi abitanti.
In una relazione della Commissione Mondiale delle Dighe, si è rivelato che quelle grandi non riescono a “produrre l’elettricità promessa, a somministrare l’acqua richiesta, ne a prevenire le inondazioni”. La realtà è che queste opere comportano costi e tempi di realizzazione superiori a quelli previsti.
La relazione stima che tra i 40 e gli 80 milioni di persone devono abbandonare le proprie residenze nei prossimi anni, in conseguenza degli impatti delle dighe sull’economia dei paesi, la disintegrazione delle comunità e l’incremento dei problemi di salute mentale e fisica. Le popolazioni indigene e contadine sono le più vulnerabili.
“I fiumi, le correnti e gli ecosistemi acquatici sono i motori biologici del pianeta. Costituiscono la base della vita e i mezzi di sussistenza delle comunità locali. Le dighe trasformano i paesaggi e creano il rischio di impatti irreversibili”, dichiara la relazione.
Proteggere gli ecosistemi è fondamentale per promuovere uno sviluppo umano equo ed il benessere di tutte le specie. Si deve porre fine alla costruzione delle dighe, una delle cause principali della perdita dei boschi.
Gli effetti provocati dalle inondazioni, secondo la relazione, costituiscono un problema di ordine mondiale, ovvero i gas ad effetto serra, causa del riscaldamento globale. Tutto ciò è dovuto alla putrefazione della vegetazione nelle zone inondate dei boschi.

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