Uno spettro s’aggirava per l’Europa…

mercoledì 29 febbraio 2012 → 20:27 in Manhattan e dintorni

Karl MarxC’è stato un tempo in cui uno spettro s’aggirava per l’Europa e guardandomi intorno vorrei che quello spettro riprendesse a girare…
Voglio riportare un breve estratto di quel lontano Manifesto, mi sembra fin troppo attuale…
La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali. Prima condizione di esistenza di tutte le classi industriali precedenti era invece l’immutato mantenimento del vecchio sistema di produzione. Il continuo rivoluzionamento della produzione, l’ininterrotto scuotimento di tutte le situazioni sociali, l’incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l’epoca dei borghesi fra tutte le epoche precedenti. Si dissolvono tutti i rapporti stabili e irrigiditi, con il loro seguito di idee e di concetti antichi e venerandi, e tutte le idee e i concetti nuovi invecchiano prima di potersi fissare. Si volatilizza tutto ciò che vi era di corporativo e di stabile, è profanata ogni cosa sacra, e gli uomini sono finalmente costretti a guardare con occhio disincantato la propria posizione e i propri reciproci rapporti.

Il bisogno di uno smercio sempre più esteso per i suoi prodotti sospinge la borghesia a percorrere tutto il globo terrestre. Dappertutto deve annidarsi, dappertutto deve costruire le sue basi, dappertutto deve creare relazioni.

Con lo sfruttamento del mercato mondiale la borghesia ha dato un’impronta cosmopolitica alla produzione e al consumo di tutti i paesi. Ha tolto di sotto i piedi dell’industria il suo terreno nazionale, con gran rammarico dei reazionari. Le antichissime industrie nazionali sono state distrutte, e ancora adesso vengono distrutte ogni giorno. Vengono soppiantate da industrie nuove, la cui introduzione diventa questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili, da industrie che non lavorano più soltanto le materie prime del luogo, ma delle zone più remote, e i cui prodotti non vengono consumati solo dal paese stesso, ma anche in tutte le parti del mondo. Ai vecchi bisogni, soddisfatti con i prodotti del paese, subentrano bisogni nuovi, che per essere soddisfatti esigono i prodotti dei paesi e dei climi più lontani. All’antica autosufficienza e all’antico isolamento locali e nazionali subentra uno scambio universale, una interdipendenza universale fra le nazioni.
Non so a voi ma a me non sembra che Marx e Engels l’abbiano scritto nel 1848.
Certo qui si dà asilo a chi è costretto a candidarsi con la UIL…rega’ me pare proprio difficile che i proletari di tutto il mondo possano unirsi…

7 commenti a “Uno spettro s’aggirava per l’Europa…”

flash scrive:

forse le masse sono diventati (ma è vero che non tutti) popoli, la differenza stà nella diversa considerazione degli “individui”. Le classi sociali non esistono più non certo per convinzione ma solo perchè il o i sistemi non le prevedono più, è molto meglio mischiarsi, sostituirsi, salire scendere. Tanti individui non sono più un popolo. Io ho messo al mondo dei figli, tre, e non ho mai pensato che entrassero a far parte di un popolo ma ho sempre voluto che da individui entrassero nel mondo, per starci bene e per far bene (non del bene). Individui, da subito, dal primo vagito, non asserviti o asservibili, con il destino in mano pronti, si spera ma è entusiasmante godere della loro vista, ad investire su di esso o semplicemente ad accettarlo…per quello che è.

fabrizio scrive:

Sinceramente il cammino di Santiago lo farei volentieri, anni fa con Edda ne abbiamo fatto un piccolo tratto sui Pirenei dalle parti di Roncisvalle e abbiamo visto quella che dicono essere la tomba di Orlando…
Tornando a Marx è vero, la classi sociali nel senso classico del termine non esistono più ma le differenze sociali esistono ancora e più forti di prima. Quello che invece non c’è più è un’idea veramente alternativa che dia speranza e voce a quanti spendono la vita cercando di sopravvivere.

sirlad scrive:

No Fabbrì, ero n’attimo distratto ed ho letto male ‘na cosa…….. ;-)) tipo fischi per fiaschi? comunque Fabbrì io a Benares ce vengo, se tu vieni prima con a me a fa’ il cammino di Compostela….
Vorrei ribadire solo una cosa riguardo al post: non c’è più la classe operaia come la intendeva Marx, bensì l’intera classe dei cittadini sfruttati che devono lottare tutti uniti per i loro diritti contro l’intera classe dei padroni/amministratori. Tutto il resto è noia.

fabrizio scrive:

Robbe’ te vedo agitato, che voi veni’ a Benares?

sirlad scrive:

Conosco i miei polli, di quelli che abboccano all’amo, ovvio che si agitino. Non vedono il trave.. predicano bene ma poi non sanno mettere sul piatto della bilancia (leggi coscienza) il loro quotidiano comportamento rispetto alla collettività. Ad esempio lavoro per lo stato.
ma cerco comunque di essere produttivo non nascondendomi dietro quattro mura di un ufficio e, a volte, rischiando in prima persona per servire ed essere utile a quello stato che poi siamo noi tutti. Questo fa si che mi possa permettere di sentirmi quasi a posto con la coscienza e poter dire a tutti coloro che fanno parte di quel sindacati del cazzo nei quali credevo e con i quali ho lavorato anche come delegato (leggi cgil ma anche rdb-usb) che, almeno nei carrozzoni statali, si sono fatti solo i cazzi loro avallando le peggiori porcate con falsi moralismi che hanno celano vomitevoli accordi sottobanco con l’amministrazione in cambio di favoritismi e protezione.
Gente del genere merita di essere apostrofata come Vendola ha apostrofato Veltroni, di destra. Ecco
questi sindacalisti mi ricordano Veltroni…
La mia adesione uil deriva dal fatto che nel, pur facendomi un tantinello schifo, solo in questo
sindacato, nel mio posto di lavoro, ho trovato alcune persone veramente oneste. Quindi non per la
bandiera ma la fiducia nelle persone le quali, conoscendo esattamente quali siano le mie poche e povere
idee sul rapporto lavoratore-padrone,nonostante tutto, hanno deciso di prendere un “infiltrato” tra le
loro fila. Quindi mandato libero e se non va, arrivederci.Almeno potrò dire di averci provato.
Tutto questo per dovere di precisione.

fabrizio scrive:

No, non viene descritto come negativo anzi anche perché prosegue facendo riferimento all’arricchimento culturale che deriva dal crollo dei confini nazionali, la letteratura da locale diventa mondiale. Quello che mi piaceva di questo piccolo estratto era l’indiscutibile attualità del concetto generale e di come, in fondo, il mondo sembra cambiare in continuazione pur restando sempre uguale. Il bisogno dei popoli ormai fa parte della memoria, neanche i popoli sanno più di cosa hanno bisogno.

flash scrive:

forse…non l’hai letto bene. I reazionari vengono privati del loro interesse principale racchiuso entro i confini nazionali a vantaggio degli interessi cosmopoliti che….quì…in questo passaggio, ma anche in altri non viene descritto come negativo. Certo l’unione dei popoli è il risultato ultimo ed il fatto che i popoli siano poi, di fatto (ma come negarlo a quei tempi) socialisti anche se più nei bisogni che nelle libere convinzioni, è il collante che ci ha sempre permesso di riconoscere come sacrosante queste aspettative……..però rimaste tali.
Il bisogno dei popoli è stato triturato e reinventato, nel frattempo.

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