Honduras: Il golpe caduto nell’oblìo.

sabato 17 ottobre 2009 → 22:35 in Manhattan e dintorni

La “grande” stampa non ne parla, la sinistra che non c’è più non ha nulla da dire, il “movimento” (salvo rare eccezioni), senza più riferimenti nei partiti, sembra essersi dissolto, e gli USA, nonostante Obama, continuano trattare i paesi del Centroamerica come il “cortile di casa” e a dare un muto sostegno ai golpisti.
Manifestazione sotto l'ambasciata dell' Honduras in ItaliaUna vecchia battuta girava in centro e sudamerica e diceva: “Sapete perché negli Stati Uniti non ci potrà mai essere un Golpe ? Perché non c’è l’ambasciata americana!”
Strano popolo quello degli Stati Uniti, che accetta di mandare i suoi ragazzi a morire in una guerra, a migliaia di chilometri da casa in Irak o in Afghanistan, per “abbattere la dittatura di Saddam Hussein o dei talebani e portare la democrazia”, ma poi chiude gli occhi (o se li fa chiudere, fate voi) su un colpo di stato a pochi chilometri dalle sue coste.
Questa settimana un piccolo gruppo di associazioni, ha manifestato a Roma sotto l’ambasciata dell’Honduras, per protestare contro il golpe che ormai da tre mesi insanguina il più povero dei paesi del Centroamerica.
Annalisa Melandri ha fatto il punto della situazione e lanciato un appello, che trovate sotto, per risvegliare le coscienze e tentare di bucare il muro di silenzio su questo colpo di stato.
“Sono trascorsi oltre tre mesi dal golpe in Honduras finanziato e realizzato dalla cricca oligarchica del paese che detiene la totalità della ricchezza e del potere politico.
Il governo fascista di Roberto Micheletti ha decretato come ultima mossa per consolidare la sua dittatura, lo stato d’assedio e la sospensione delle garanzie costituzionali, accentuando la repressione contro il Fronte nazionale di resistenza popolare e contro la popolazione civile che si oppone con ogni mezzo al golpe pagando un alto prezzo di sangue e di arresti.
L’Honduras, uno dei paesi più poveri del mondo, con una mortalità infantile del 48% fino al 5° anno di età, con una disparità tra classi ricche e classi povere tra le più alte in assoluto. Un sistema sociale dove una decina di famiglie possiede la totalità della ricchezza e del potere, controlla le istituzioni politiche e giudiziarie e, in combutta con le gerarchie militari ed ecclesiastiche, gestisce ogni aspetto della vita nel piccolo paese centroamericano.

Manuel Zelaya , il presidente legittimo del paese è asserragliato in queste ore all’interno dell’Ambasciata brasiliana, rientrato in Honduras clandestinamente dopo essere stato cacciato nel giugno scorso manu militari perché tentava di realizzare alcune riforme sociali delle quali avrebbero beneficiato gli strati più poveri della popolazione.
Già aveva aumentato il salario minimo del 60% e dall’agosto dello scorso anno l’Honduras era entrato a far parte dell’Alba, l’Alternativa Bolivariana delle Americhe, il progetto di integrazione politico, economica e sociale dei paesi progressisti latinoamericani.
Proprio l’adesione all’Alba, osteggiata dai settori più ricchi e reazionari del paese, sembra sia stato uno dei motivi scatenanti del golpe, oltre alla proposta di Zelaya di indire un’Assemblea Costituente per modificare la Costituzione scritta dal dittatore Policarpo Paz nel 1982, in un periodo segnato da arresti, torture, sparizioni di persone, una modifica che avrebbe restituito finalmente un po’ di sovranità popolare alla nazione.

L’Honduras è sempre stato una vera e propria “Repubblica delle Banane”, la sua politica e la sua economia, fin dal XIX secolo, sono state influenzate in maniera determinante dagli interessi della potente United Fruit Company che ha imposto dittatori e presidenti a suo piacimento, comportandosi come prolungamento degli interessi politici ed economici di Washington nel paese.
Tutti coloro che pensavano che, con l’avvento di Obama alla Casa Bianca, sarebbe iniziata una nuova fase nei rapporti tra Stati Uniti e paesi dell’America latina, non più caratterizzata dalla supremazia militare ed economica nord americana, dovranno ricredersi. Il “cortile di casa” fa sempre gola ai settori più retrivi di Washington.

Sono gli alti gerarchi del Pentagono, quelli che fanno capo al Comando Sud e che hanno recentemente concordato con il governo narcoparamilitare di Uribe l’installazione di 7 nuove basi americane in Colombia, quelli che hanno riattivato le operazioni militari della IV flotta; sono sempre quelli che in questi giorni stanno imponendo il complice silenzio del governo americano rispetto alle terribili notizie che giungono ogni giorno da Tegucigalpa, che sono stati complici fin dall’inizio del golpe in Honduras.

È urgente la mobilitazione di tutti i democratici, gli antifascisti, gli antimperialisti contro la barbarie e l’arroganza dei potenti.”
Per esprimere solidarietà al Frente Nacional de Resistencia Popular, per avere informazioni e aderire a nuove iniziative in Italia scrivere a:
noalgolpe.italia@gmail.com

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